L’unica cosa sensata, basta una parola per riepilogare: PEDRO.
Semplicemente stupendo, per me bellissimo.
QUANDO LA GARA SE FA DURA, SIATE PEDRO. TUTTI.
In modo tanto sintetico quanto eloquente.

Ci sono due modi per disquisire su una cocente delusione: il primo è dare la colpa ai calciatori e il secondo è dare la colpa al duo di scafati vip Tare-Lotito. 
Noi, da quasi un ventennio, usiamo il secondo sistema. Diamo la colpa al calciomercato e la squadra la facciamo uscire pulita. Perché è giusto che sia così.
Breve e conciso, ho descritto perfettamente il copione.

Tare si infiamma si guadagna il microfono di DAZN come l’ultimo degli affamati di visibilità, due moine e poi via da capo con il KAMENOVIC successivo.
Quando gli capita un PEDRO straripante di garra-talento-bellezza gli va di lusso, il problema nasce quando davanti si trova gente giusto un pelino… 
Lì si incarta proprio. Ca va sans dire….

Sta parlando la delusione mia, una che pensa che la creatura di Sarri avrebbe meritato più che il fregancazz , in Europa soprattutto perché -ahinoi- buttare il cuore oltre l’ostacolo in questo gioco selvaggio del calc io, dove ti sbattono in faccia la rete della vittoria al 94, spesso non basta.

Peccato, io mi tenevo lontana dalle emozioni furibonde e mi appigliavo alla sorte avversa cercando di non scompormi minimamente. E nel mentre Tare continuava a confermare che tutto andava bene, che nulla era stato lasciato al caso.
Indigesta sconfitta, immeritata, capace di farmi risalire su il pranzo della domenica.

Sempre quel minuto in più che sta dietro l’angolo pronto a sminchiare il bello visto, l’eurogol di Pedro, la “resilienza” biancoceleste.
Il Napoli aveva solamente un piccolo “in più” in mezzo a piccolissime crepe.
La Lazio avrebbe meritato quantomeno il pareggio e, per lughi spezzoni di gara, forse anche la vittoria.

Ma la palla gira, il calcio è la più seria tra le cose più stupide e così se ne esce a punti zero mentre le altre si allontanano verso la zona Champions.
Del resto, una cosa la voglio dire.
Cioè, siamo così abituati a vistosi passi indietro già dopo la seconda metà di gennaio che , quando capita di vedere invece una evoluzione, ci incartiamo tra le pagine del nostro copione da vittime della società e non riusciamo più a venirne a capo.
90 minuti di tentativi appellandosi a tutto ciò che era in campo, resistendo al primo gol del Napoli che mi aveva profondamente turbata, stavolta non vale per piangersi addosso smontando una squadra e dicendo che era poco più del “nulla cosmico”.
E lo voglio dire a lettere cubitali, lo dico dopo la delusione e la debacle inaccettabile a San Siro: questo percorso di crescita si sta costruendo mattone su mattone.
Nulla che vale la pena essere ricordato viene costruito in un giorno.

Fino a qualche mese fa, il Napoli era INAFFONDABILE, domenica non era SARRISMO, ma Sarri. 
Manca sempre un soldo pe’ fa’ ‘na lira. E questo è l’unico messaggio sano da mandare a Claudio.
Che la classifica venga letta dalla giusta prospettiva.
Che, forse, il Kamenovic di turno non basta. 
Effetto reflusso gastroesofageo, ma non serve il gaviscon, servono ambizioni costruite su basi solide e non sulle parole di Tare, affamato di visibilità nei pre-partita.

Per fortuna Sarri è ben distante dalle moine che sentiamo su DAZN, altrimenti, davvero, mi sarebbe passata pure la voglia di tifare in santa pace.
Ritenta, Loti’, sarai più fortunato.
Se a qualcuno gli girasse per il vesro giusto, nel frattempo potrebbe far pratica per la sessione estiva di calciomercato, volendo…
Simplemente, Xoxo.

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