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Eccesso di clamore. Quando si parla di Luis Alberto la polemica è sempre dietro l’angolo, anche quando obiettivamente non esiste proprio alcun motivo per crearne una.

Riportiamo dunque per esteso l’intervista (male riportata e male interpretata) rilasciata a Jijantes FC che negli scorsi giorni ha infiammato parte della tifoseria laziale, rea di fidarsi troppo di testate non più affidabili e di non leggere per intero gli articoli, fermandosi al titolo.

Sono sei stagioni che sto in Italia ed è la mia casa. La Lazio, è la mia famiglia. Sono contento. È una città in cui si vive molto il calcio, c’è una grande rivalità tra Roma e Lazio che si sente molto. Passionalità? La verità è che la città di Roma e i tifosi mi ricordano molto la rivalità tra Siviglia e Betis. Qui forse si sente di più la tensione, specialmente nel momento del derby. Allenatore? Io sto bene. Ho avuto un momento difficile ma poi ho trovato un equilibrio e adesso sto lavorando per la squadra, con i compagni stiamo apprendendo le indicazioni del mister. È chiaro che se arrivano i risultati è tutto più facile”

Noi spagnoli (Patric, Raul Moro e Pedro) escluso Pepe abbiamo fatto le giovanili nel Barcellona. Poi oltre a noi spagnoli ci sono anche i sudamericani con cui parliamo la stessa lingua. Ora sono sei anni che stiamo insieme e tutto è più facile perché ci capiamo più facilmente. Sono stato fortunato perché giocare con persone come Pepe e Pedro che fanno sembrare tutto normale”

Cosa vorrei rivivere? I giorni al Barcellona, lì mi divertivo. Per uno che vive di calcio il Barcellona è il posto migliore, io lo dico sempre a chiunque me lo chiede che l’anno migliore è stato quello. La pressione che ho vissuto nel Liverpool e ora nella Lazio è diversa quindi hanno un altro peso rispetto al Barcellona, il corpo non sempre risponde. Se sono stato chiamato in questi anni dal Barça? No, mai. All’epoca non mi hanno mai chiesto di passare in prima squadra, c’era Neymar. Poi è arrivata la chiamata del Liverpool e sono partito

Bisogna avere pazienza, ma credo che in due anni il Barcellona tornerà a far parlare di sé. Ci sono calciatori che hanno già la stoffa del fenomeno. Xavi? Dà un entusiasmo che fa la differenza. C’era necessità di un cambio del genere, anche per il malumore che si stava creando intorno al club. Hanno fatto bene. Xavi non diventa allenatore ora, l’ha già fatto niente quindici anni della sua carriera. Porterà il Barça a far cose importanti”

Non sarà una partita semplice contro il Porto? No, per niente. Hanno perso tre giocatori a gennaio però hanno comunque tanta qualità, calciatori che faranno bene anche in futuro. Sarà una gara dura”

In un futuro mi piacerebbe tornare in Spagna, ho tanta voglia e in caso lo farei per stare meglio sia fisicamente sia psicologicamente, sarebbe un’idea. Ho ancora tre anni di contratto comunque, c’è tempo per tornare. Nazionale? Non posso saperlo. Sono decisioni dell’allenatore, magari cerca un altro tipo di giocatore. Credo di aver vissuto il mio miglior momento professionale la scorsa stagione, mi sarei meritato la convocazione”.

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