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Ne avremmo bisogno come il pane, questo è certo.
Il mondo Lazio si divide tra chi non se ne preoccupa ostentando invidiabile ottimismo e chi invece manifesta panico forse anche in eccessiva dose, ma ci sono alcuni parametri di riferimento oggettivamente impossibili da ignorare.

Parliamo di calciatori a disposizione, il parco attaccanti della Lazio si dimostra prolifico, ma solo nella sua cardinalità. Difatti, le reti gonfiate rappresentano il minimo storico, ad un passo dal record negativo di Sarri allenatore realizzato alla guida dell’Empoli.

Gli attaccanti sembrano essere tutti con la mente altrove.

Zaccagni, che ormai parla solo tramite agente, minaccia di andar via una settimana si e l’altra pure se non ci si sbriga a rinnovare un contratto con pretese al di fuori di ogni logica considerate le prestazioni in campo. Nel frattempo è out per un problema al piede, sembrava lieve e invece le assenze si iniziano a cumulare.

Felipe Anderson da domani 1 Febbraio sarà libero di firmare con chiunque preferisca, voci di mercato lo vedono a Torino. Del futuro ad oggi non v’è certezza, ma il presente dice che di firmare un rinnovo (vai a capire quanto realmente proposto) per ora non c’è alcuna intenzione. E poi bisognerebbe parlare di cifre e prestazioni, ma anche qui preferiamo non approfondire.

Pedro sparita ogni traccia del campione che fu, il giocatore di oggi è un ragazzo alla soglia dei 40 anni con 15-20 minuti di autonomia e un’unica costante: entrare e picchiare chiunque gli si pari davanti. Ammonizioni ed espulsioni sono anche passabili, le perdite di tempo in partite che andrebbero velocizzate invece non lo sono. Sembra chiaro che a giugno ci saluteremo.

Immobile da due anni ormai gioca male, un po’ acciaccato, si fa male e sta fuori 2 mesi. Poi rientra, gioca male qualche partita, si rifà male e torna indisponibile per altri 2 mesi. Poi rientra, gioca male ancora poche partite, subisce un nuovo infortunio e rientra in infermeria per altri 2 mesi. Potete andare avanti all’infinito, ma l’età anagrafica, il recente CV, una serie di voci Arabe ed una titolarità non più così indiscussa non mi fanno essere poi così ottimista sul futuro.

Isaksen / Castellanos sono scambiabili nelle considerazioni: uno giovanissimo e l’altro giovane, sono autori di buone partite, si impegnano, lottano, corrono molto, ma non segnano nemmeno con le mani, a gioco fermo e senza avversari. Ok le basi per il futuro, ma nel presente ci salvi chi può.

Elencato il nutrito parco attaccanti della Lazio, verrebbe da chiedersi: perché non agire sul mercato? Per almeno tre motivi rispondiamo noi:

  1. Siamo la Lazio e la Lazio a Gennaio non compra. Levatevelo dalla testa, è più facile che il Sole si spenga e la Terra cada in un buio inverno perenne, la Lazio a Gennaio non compra e non lo farà mai.
  2. Il presidente si fida di questa squadra, definita da lui stesso recentemente come una squadra di reietti perlomeno fino al momento del suo insediamento, sostiene di aver speso più di 100 milioni in estate e non ha nessunissima intenzione di metter mano al portafogli. Piuttosto, ha ingaggiato dei preti per mandarli in missione a Formello e fargli benedire l’intera struttura. Non scherzo.
  3. Il direttore sportivo Fabiani, come se ce ne fosse bisogno, ha praticamente polverizzato ogni residua speranza con una recente intervista rilasciata al Corriere dello Sport: “Lo dico da mesi, non da ora. Il mercato non dorme mai, valutiamo tutto, ma l’organico costruito in estate è completo. Se capita l’occasione giusta e funzionale non ci tiriamo indietro, ma penso sia complicato nelle ultime 48 ore. Ci può interessare solo un giovane di qualità e di talento da mettere dentro senza cessioni”.

Concludiamo con il ritorno di fiamma della frase di apertura, ma stavolta più ricca: “Ne avremmo bisogno come il pane, questo è certo. Ma non arriverà”.

Un pensiero su “Il mese di Gennaio e la fantasiosa (non) campagna acquisti della Lazio”
  1. basta commentare la Lazio finché ci sarà er panzone tanto non cambia nulla, se si vuole fare qualcosa di costruttivo non. andare più allo stadio•

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