E poi il buio.
E niente, c’è che quando pensi di aver toccato il fondo, capisci che si può raschiare sempre un po’ di più.

Poi nulla, c’è che a forza di fargli terra bruciata intorno, preparargli la botola sotto i piedi oliando i meccanismi per facilitarne l’apertura, l’unico SERIO nell’ universo Formelliano, ha dovuto gettare la spugna. Tristemente davanti a quell’oceano di disagio.
Nell’universo Formelliano dove, si sa, le cose funzionano al contrario rispetto alla normalità.
Dove si cerca di trattenere quello o quell’ altro finendo per ristagnare e più si ristagna, più si pretende credibilità.

I fischi dell’Olimpico a tutto volume, hanno decretato la fine della Lazio di Sarri, dimissionario dopo l’ultimo tonfo interno con l’Udinese.

È svanita, nel giro di quasi un anno, la suggestione di squadra brillante, entusiasmante, capace di piazzarsi al secondo posto.

Che quando non ritorni ed è già tardi e fuori è buio
Non c’è una soluzione, questa casa sa di te

La verità è che la panchina di Maurizio non avrebbe potuto trovare altro epilogo se non quello che portava dritto dritto fuori i cancelli di Formello.
E avremmo dovuto saperlo da mo’.
Da ogni lamentela espressa in merito al calciomercato, da ogni stilettata molto poco velata. Da ogni lieto fine non concesso.

Sarri è sempre stato sincero; in primis con sé stesso e poi con tutti gli altri.

Probabilmente sarò io, ma non pare anche ad alcuni di voi che sia stato clamorosamente snobbato?

Visti gli elementi di paragone, però, in un contesto come quello Lotitiano, essere snobbato è il migliore complimento che si possa fare.
Ad un uomo del quale balza subito agli occhi l’oggettiva concretezza ed essere poco televisivo, è realmente la più rilevante delle virtù.

Sin dal suo arrivo gli hanno reso le cose decisamente difficili.
Rifilandogli dapprima un ridicolo calciomercato invernale e –una volta svicolatosi saggiamente da quella poracciata– facendo scelte imbarazzanti.
Tanto per accompagnarlo verso la botola.

Una parita –lunedì– che lascerà scorie e interrogativi, ma la colpa non la darei a Sarri.
Certo, i giocatori in campo c’hanno sicuramente messo del loro per non farsi prendere sul serio nelle ultime settimane.

È anche vero, però , che Lotito lo conosceva e se lo aveva scelto per la panchina laziale, sapeva a cosa andava incontro.
Troppo comodo trovare il capro espiatorio e, una volta accortisi che non era uno Yes Man come il suo predecessore, lo ha abbandonato al triste destino: “arrangiate alla bell’e meglio“.

Sarebbe stato più facile tacere.
Pensavo mentre Maurizio si congedandava ufficialmente.
Sarebbe stato più facile crearsi un personaggio e farsi piacere per forza. Siamo sinceri, quanti al posto suo pur di racimolare consensi, avrebbe raccontato la storiella che tanto piace a noi tifosi?
La sceneggiata contro la società a favore di telecamera? Alla Mourinho, per intenderci.

Io continuo a guardare le cose belle e ce ne sono state; la cacciata di Tare, la scelta di Provedel in barba ai 12 mln investiti su Maximiano, il secondo posto, la vittoria contro il Bayern……..
E poi mi fermo sennò riscrivo lo Zibaldone.

Probabilmente, il momento è passato.
Sarri è tra quelli che antepongono sempre l’onestà e, ad una certa, si è messo in discussione come fanno gli uomini intelligenti.

Il momento è passato. È passato con il passaggio di Milinkovic, pure questo ho pensato.

Ieri qualcuno ha festeggiato, ha goduto, ma sicuramente il tecnico toscano ha guadagnato la stima di chi – tra tanti strilloni– ogni tanto ama un po’ di verità.
Anche quando questa non prevede lo Scudetto.

Perché, checché se ne dica, era perfetto per la Lazio. Senza di lui non avremmo vissuto tante cose….E riconoscerlo, sarebbe proprio il minimo sindacale.

Sarri non era il problema. Semmai la soluzione. L’unico abbastanza sadico per salvarci dal baratro.

Unpopular opinion: un gigante che ha camminato tra gli gnomi.

In becco all’aquila, Mauri’, te meriti solo cose belle. Davvero.

Baci baci, Xoxo 💋

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