Niente, confermo quanto avevo detto in riferimento a Muriqi:
È pazzesco come sia praticamente matematico, un fatto INCONTROVERTIBILE.
Ci sta gente che dopo una poracciata a Formello, la peggior sòla della storia, lontana dalla capitale risorge dalle proprie ceneri.

No, comunque meriterebbe uno speciale su Super Quark. 
Denis Vavro -12 milioni- era arrivato a Formello perdendo ogni contatto con la realtà. 
A prendersi la scena a Copenhagen, invece, è stato proprio lui premiato dal suo club come ‘Man of the match’ due volte in una mesata o poco più.
Assist alla prima partita, conclusa con la palma di migliore in campo dal centrale, alla seconda gara una rete direttamente da calcio di punizione. 
Ma come caspita è possibile!
Ma ci rendiamo conto, vero? 
No, vi prego, ditemi che tutti vi rendete conto perché ho bisogno di non sentirmi sola in questo mio stupore misto a sbigottimento.

E’ incredibile, assolutamente incredibile, come sia stato capace di finire per far passare bene -quasi- una scelta di Igli Tare.
Non me ne capacito, vi giuro. 
Perché alla fine da tutta la vicenda, Denis ancorato alla panchina con le unghie e coi denti, ne esce fuori da incompreso.

Alla Lazio le ha sbagliate tutte, inesistente appeal peraltro, io cercavo uno spiraglio almeno per difenderlo, qualcosa di diverso dall’unica voce del popolo, il gusto proibito per un velo immotivato di protezione e mi ero poi arresa mestamente.

Adesso mi trovo di fronte all’immenso nonsense di un calciatore ben diverso dall’ennesimo disperato che pascolava per Formello.
Detto ciò, alla beatificazione di Vavro comunque non ci sto.
Non è normale che uno passi, nel giro di pochi giorni, dall’essere un fantasma al “man of the match”.

Ok, è vero, sono la prima a pensare che la motivazione, il fattore psicologico incida fortemente sull’evoluzione di un giocatore, a parte chi bivacca lì dentro senza possibilità di redenzione, che dopo l’uscita da un contesto totalmente avverso è normale si passi da un punto di vista a quello diametralmente opposto.
Ma nel giro di manco una settimana?  
In generale è plausibile io resti quantomeno turbata.

Quindi, insomma, Vavro è stato quel che è stato, non ha avuto alcun supporto dalla tifoseria e nemmeno dagli allenatori, sia Inzaghi che Sarri lo hanno silurato, però alla favola del DIFENSORONE incompreso non abbocco.

Denis Vavro ha svelato ai microfoni di Discovery+ di aver pensato quando era alla Lazio di voler smettere di giocare a calcio. Di seguito le sue dichiarazioni in merito: 

“A volte ho pensato ,Va bene, sto interrompendo la mia carriera calcistica. Non faceva per niente per me sedermi in panchina o in tribuna. Così ho detto al mio agente che non mi piaceva più giocare a calcio. La mia testa era così stanca. Ho detto alla mia famiglia, gioco nella Lazio fino alla scadenza del contratto e guadagno i soldi, poi concludo la mia carriera calcistica. Non mi piaceva il calcio. Non ho visto nessuna partita. In TV invece ho guardato solo film”.

Vi dirò, da una parte la cosa mi turba e mi causa reflusso gastroesofageo, dall’altra sarebbe una trashata irrinunciabile, una lotta tra colossi: il riscatto del Copenaghen VS prezzo fissato da Lotito.
Chi la scamperà nell’epica trattativa finale?

Simplemente, Xoxo.

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