Sono un calciatore normale che ogni tanto fa cose eccezionali. (Marco Van Basten)

Ho simpatie ed affetti così evidenti, non riesco a nasconderli e nemmeno ci provo, alcuni calciatori entrano nel cuore in punta di piedi e poi è difficile farli uscire. FELIPE ANDERSON non ne è mai davvero uscito. 
Ma quanto mi dispiace adesso per lui. Mi dispiace perché io lo vedo proprio propenso a farsi conoscere e super legato alla nostra maglia. 
Fatica ad emergere mentre noi siamo abituati all’universo calcistico fatto di tattoo cafoni, tagli di capelli egocentrici e campioncini narcisi. 
Giovanissimi sotto le luci della ribalta che diventano cloni malfatti di Balotelli, l’imperativo è far casino come il padre di Scamacca, anzi di più e le trasmissioni sportive poi ce li fanno puppare per mesi. 
Il suo essere poco appariscente fuori dal campo, mi ha sempre generato una certa soddisfazione, lo confesso.
E se proprio devo dirlo, rappresenta la parte estremamente empatica ed umana di una squadra con tutti i suoi protagonisti rilegati in un ruolo ben definito. 
Tra il bomber Immobile, il fenomeno Milinkovic e via discorrendo, è semplicemente la parte visibilmente più esposta con i suoi deliri e le sue fragilità.
Forse è proprio ciò a renderlo affascinante ai miei occhi. Quel non farmelo scivolare addosso, non restare impassibile.
Anderson non è il fenomeno di un giorno, non è una cosa conosciuta: PIPE È. 
Per carità, il calcio si sa come funziona, importa pure una buona dose di visibilità, proprio per questo ho sempre trovato abbastanza utile lo sprone del pubblico, ma non il traffico social perché su di lui ci son scritte nero su bianco troppe nefandezze.
Eh sì, in questo caso un po’ di differenza rispetto agli altri la faccio, perché sì, perché per me in questo caso è giusto farla. Perché in tanti sono ossessionati dalla perfezione e ne sono talmente ossessionati da non perdonare un’inezia: la normalità davanti a migliaia di persone che preferiscono valutare e giudicare senza capire che ha un peso per la squadra.
La sua presenza è comunque importante e negarlo sarebbe stupido, di conseguenza, vederlo deridere sui social come il figlio della serva, mi dispiace particolarmente.
PIPE un funambolo conclamato e ce l’ha proprio scritto in fronte. Il problema è che, a mia volta, ho scritto in fronte quanto mi piaccia un "giocatore normale capace cose straordinarie".
Spesso con lo scazzo, ma quello che era ieri non sarà più domani. Evitate di cercare un filo logico.
Dallo scoglionamento prepotente all’esaltazione, cioè fondamentalmente tante chiacchiere, tanti discorsi, tante introspezioni quando l’unica cosa sensata è mandare a fottere i crismi della staticità.
In uno sport dove la disciplina è tutto e ti devi davvero fare il mazzo come un paiolo, forse ci sta pure l’instabilità ed il bello dei calciatori come Felipe, è proprio che non ci capirai mai un ca*zo.
Sono centinaia di scene preparatorie in vista della scena madre. 
‘Nsomma, in un mondo di Fracazzidavelletri pronti ad un pugno di copertine e gossippate varie, a rifilare magari 3 gol all’ultima in classifica per poi atteggiarsi da fenomeni che mi fanno prudere le mani, uno come il brasiliano nella sua timidezza, mi piace proprio tanto. Mi ispira proprio sentimenti positivi. 
Spero possa esserci qualcuno davvero interessato a lui e spero che per questo qualcuno non sia, nel caso, già troppo tardi.
Altri commenti sensati a ciò che ho letto sui social fatico a farli.
No, vi giuro, ho mille motivi per spernacchiare tutti quanti, ma la pluralità delle percezioni in fin dei conti è ciò che ci rende unici e non l’uno che diventa molti ed il molti che diventa uno.
Quei piedi pazzeschi, pazzesco, per i miei gusti pazzesco. Così pazzesco che quasi quasi temo possa finire per omologarsi agli altri e diventare la copia di mille riassunti, nessuna rarissima eccezione alla triste regola sui CAVALLI DI RITORNO.
Svaniscono però tutti gli elementi di paragone e rimane solo la preferenza personale… e, quindi, il giudizio sarà sempre un gran casino… e, per quanto ci si possa impegnare, non sarà mai unanime.
Bisogna saper osservare per poi commentare.
Non esiste mediocrità nemmeno in un suo capello.
Tra il bianco e nero starò tutta la vita nel grigio… Quel grigio indefinito che ti rompe le palle perché non ha né capo né coda, ma allo stesso tempo ama ciò che gli altri odiano. E ne percepisce le sfumature, anche quelle color trash galattico.
Ci siamo capiti, ‘nsomma.
PIPE È… È così se ve pare e se non….
Simplemente, Xoxo.

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