Parla a Yes We Lazio Andrea Agostinelli: il ricordo della Lazio del ’74, l’attaccamento alla maglia, Luciano Re Cecconi e Tommaso Maestrelli. Il significato di tramandare l’amore per i colori biancocelesti “Di padre in figlio” ed il senso della lazialità.

Come descriverebbe la sua avventura con il Partizani Tirana e quali sono le differenze tra il calcio albanese e la nostra Serie A?

L’avventura per me è stata entusiasmante, nel senso che abbiamo mancato lo scudetto davvero per niente. Fino all’ultima giornata ci siamo giocati il campionato. Aver fatto 18 partite con una sconfitta sola credo sia un gran bel lavoro e sono orgoglioso di quello che ho fatto. La differenza con la Serie A sta nel fatto che in Albania si gioca un calcio molto più fisico e in Italia molto più tecnico.

Parlando di squadre sorprendenti che ha allenato, lei ha avuto la Ternana nel 2000-2001. In quella stagione l’arbitro Farina ed altri vi negarono la promozione in A. Ho letto però un aneddoto molto divertente. La sua fu una squadra esaltante e spregiudicata. In una conferenza stampa lei disse : “Voglio una squadra arrapante!” e la curva, dal canto suo rispose: ” Benvenuto Mister! Una squadra arrapante per una curva a picchio dritto”!

(Sorridendo) E’ stata una cosa così. Durante la conferenza stampa mi venne da dire quella parola, per far capire che volevo una formazione davvero vogliosa, assatanata e con una gran fame di calcio. Mi venne questa parola spontanea e loro ci fecero un inno.

E’ rimasto molto legato ai tifosi della Ternana?

Sì certamente. Sono molto affezionato ai tifosi e tra noi è rimasta una grandissima stima reciproca.

Torniamo indietro nel tempo ed arriviamo alla mitica Lazio del ’74 e alla sua. Tanti come me, non li hanno conosciuti direttamente, parlo di Luciano Re Cecconi ed il grandissimo Tommaso Maestrelli, eppure anche se lontani nel tempo, queste icone sono presenti ancora tanto nell’ambiente biancoceleste. Ci può raccontare qualcosa di loro?

Luciano Re Cecconi mi ha dato tantissimo: parlo di consigli soprattutto. Nell’ immaginario collettivo, ero stato accostato a lui perché avevo lo stesso modo di portare i capelli e lo stesso colore. Giocavamo anche nello stesso ruolo, seppur con un calcio differente. Potete immaginare che responsabilità, soprattutto dopo la tragedia che ancora oggi lascia scossi a distanza di quasi quarant’anni. Luciano Re Cecconi era una persona meravigliosa, grandissimo fuori dal campo ed un giocatore formidabile. Tommaso Maestrelli, che si può dire? Era eccezionale. Era un padre, il papà di tutti ed era un allenatore umano ed unico. Questi personaggi rimarranno sempre presenti per l’appartenenza alla maglia, ai colori biancocelesti. “Di padre in figlio” dopotutto significa questo. Anche quelli che sono venuti dopo e che verranno, amano e conoscono da subito Giorgio Chinaglia ad esempio, perchè questo amore gli è stato tramandato. Ecco perché sono fortemente presenti e saranno intramontabili.

Cosa manca nel calcio moderno?

L’appartenenza. Prima c’era più attaccamento alla maglia, oggi non si vede più come prima.

Secondo lei, tornerà mai ad esistere una Lazio come quella del ’74?

Una Lazio come quella del ’74 non proprio. Adesso contano i soldi e forse non vedremo più un Verona come quello di Bagnoli ad esempio. Prima il calcio era diverso. Ad oggi non ci sono squadre capaci di stupire vincendo il campionato con un gioco strabiliante e accorato.

Cosa ne pensa della Lazio di oggi e come dovrebbe intervenire Claudio Lotito per salvarla nella sessione di mercato estiva?

Claudio Lotito deve investire pesantemente e fare grandi colpi di mercato per salvare la Lazio e riportarla alta.

Secondo lei il tifoso tornerà allo stadio?

In questi 12 anni, ci sono stati periodi in cui pensavo che i tifosi si fossero riavvicinati, ma poi spariva tutto nuovamente. Manca la comunicazione tra l’ambiente societario e la gente. Sono convinto però che prima o poi questa crepa sarà riparata ed il tifoso tornerà allo stadio. Calciatore e allenatore.

In quale ruolo si sente meglio?

Prima avrei detto calciatore, adesso allenatore.

Se lei giocasse ancora, vorrebbe venire alla Lazio?

Verrei subito alla Lazio e ci rimarrei per sempre. Quando vedo l’aquila io mi emoziono, è la squadra che ho nel cuore e alla quale sono legato.

Inutile allora chiederle tra le tante squadre in cui ha militato, quale le è più cara.

Beh, la Lazio non solo mi è cara e la porto nel cuore, io sono laziale!

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