L’Olimpico accoglie i suoi tifosi e le bandiere al vento come non succedeva più. Basta una serata così per dire a tutti che il “laziale c’è e la Lazio non l’ha mai abbandonata”. Di padre in figlio, questo grande amore ed ancora amor per te.

 E’ la notte dei ricordi e delle emozioni, la festa di tutti i tifosi voluta fortemente da Pino Wilson. Per un giorno si mette da parte la contestazione ed il malcontento e si vive  in pieno la lazialità come forse non si vive più da troppo. Non vi è rancore, non vi è sgomento, gli spalti sono pieni di luci, bandiere e per un momento solo, sembra di essere tornati indietro. Un boato accoglie Sergio Cragnotti, “il presidente” e allora il tempo davvero è rimasto chiuso in una bolla per il laziale che non dimentica: la Supercoppa a Montecarlo, lo scudetto, la commozione di Wilson davanti alla coreografia della Curva Maestrelli dedicata alla mitica Lazio del’74.

 

E poi è il maxi-schermo  a farla da padrona: proietta i ricordi, la pioggia battente a Perugia, il 26 maggio, quella corsa di Fiorini che sembrava non finire mai. Il plauso ai suoi eroi e lo stadio impazzisce salutando Marchegiani, Favalli , Casiraghi e tutti coloro che resero grande la Lazio che a noi un pò più giovani è tanto cara; quella del 2000. Gli spalti si accendono tra le luci dei telefoni, le bandiere ed i cori che intonano “ancora amore , amor per te” al ricordo commosso di Mogol e le sue parole per il grandissimo Lucio Battisti, grande artista italiano e grande tifoso biancoceleste. 

 

Non si poteva non parlare del 26 maggio, di quel gol di Senad Lulic che scrisse la storia di quella Coppa e di quella giornata interminabile che sembrava non finire mai, per chi come me, la passò proprio su quegli spalti. Quel 71esimo minuto che ruppe il silenzio irreale, che diede vita a quel boato che sembrò squarciare il cielo, forse l’unico ricordo che custodiremo nel cuore nell’era Lotito. 

 

E’ la Lazio del ’74 ad avere la meglio contro quella dei -9 e quella del 2000, con Rocchi e Portanova, ma i risultati poi alla fine non contano granchè, perchè è la festa del laziale e la Lazio è tutto: son 116 anni, sono due scudetti, sono migliaia di volti, di nomi e di grandissimi campioni, alcuni possiamo ringraziarli ancora, altri rimarranno sempre un caro ricordo. 

 

Ancora una volta la dirigenza dovrebbe farsi qualche domanda guardando i resoconti tristi delle presenze all’Olimpico e della campagna abbonamenti. Oltre 50 mila tagliandi son stati venduti per questa manifestazione organizzata per il tifoso e questo lancia un chiaro messaggio: ” Il laziale c’è”. Non ha abbandonato la sua Lazio, ma la dirigenza. Lotito dovrebbe vedere l’amore e gli applausi alla presenza di Sergio Cragnotti, il nostro presidente, quello della gente e forse dovrebbe imparare cosa significa aamare i propri tifosi.

 

“Di padre in figlio” unisce le generazioni, è l’orgoglio di tifare la prima squadra della capitale che si tramanda come un’eredità, perchè noi tifiamo la squadra dei nostri padri e quella dei nostri nonni. Perchè noi possiamo. Perchè noi siamo la storia. “Solo i vili e i mediocri conoscono la sconfitta. Noi siamo grandi e risorgeremo!”

 

Noi e la nostra lazialità, che in fondo è la cosa più bella che ci sta!

 

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