Mai come quest’anno le panchine hanno scricchiolato forte fino al punto di rottura: al grido di “tutti giù per terra”, sul taccuino dei cattivi ci sono finiti proprio tutti da Delio Rossi, passando per Garcia, fino a Pioli ed in ultima battuta appena ieri sera Mihajlovic, anche se in materia di esoneri, il presidente del Palermo rimane insuperabile.

Berlusconi prova ad imitare le gesta di Zamparini , infatti in soli 27 mesi si sono dati il cambio Allegri, Seedorf, Inzaghi e Sinisa . L’ennesima rivoluzione rossonera è terribilmente ingiusta perché le colpe non erano solo da imputare al tecnico serbo, ma ad una dirigenza incapace di scegliere i giocatori giusti e proprio come la Lazio è stato designato l’“agnello sacrificale”, colui da accusare per una stagione sbagliata. Miha è l’unico a pagare gli errori strategici del club e le bufale prese da Galliani sul mercato e allora il paragone con Pioli è inevitabile. Come la Lazio appena sette giorni fa, anche i milanesi pescano il sostituto nella Primavera e così in prima squadra troviamo un altro ex biancoceleste: Brocchi, che rimarrà alla guida dei Diavoli fino a giugno. A Cristian vorremmo fare i nostri migliori auguri, ma vista la classifica che ci divide per soli 4 punti nella disperata corsa all’Europa, li facciamo a mezza bocca.

MIHA E PIOLI- Due panchine iniziate con tutte le più rosee promesse e che hanno traballato parallelamente fino a crollare ad appena una settimana di distanza, entrambi sostituiti dai tecnici della Primavera, entrambi ex biancocelesti. Impossibile non paragonare il cammino della Lazio a quello del Milan: Formello come Milanello, tutto il mondo è paese, entrambi in una stagione anonima e per nulla convincente rispettivamente relegati al settimo ed ottavo posto. I laziali ci avevano sperato, perché le stelle si erano allineate in una congiunzione astrale che fino ad una settimana fa, aveva fatto sperare nell’arrivo atteso di Sinisa a Formello, ma sette giorni son stati galeotti. L’esonero di Pioli sussurrato a gran voce, aveva reso quasi automatica la candidatura di Miha, anche lui con le valigie in mano seppur ancora non ufficialmente. Milanisti e laziali si davano da tempo al “totosostituto”, così come i giornalisti che vedevano per le due panchine un nome svettare sugli altri; Eusebio Di Francesco.

E SE…. – Per sette giorni la Lazio ha perso l’occasione Mihajlovic, ma c’è da dire una cosa però; Lotito è sempre stato affascinato dal tecnico serbo, lo stima per il carattere ed il carisma e, almeno secondo le dichiarazioni del presidente capitolino, è stato l’unico ex laziale a cui ha pensato realmente. Fino a tre o quattro anni fa non lo considerava pronto, ma ad oggi lo è e per sedare almeno in parte la protesta dei supporters, forse Lotito potrebbe alzare il telefono ed accaparrarsi Sinisa che di certo non rimarrà a spasso per molto. E se questa fosse la volta buona? Questo matrimonio s’ha da fare! Miha finalmente realizzerebbe il suo sogno di tornare a Roma ed al club a cui è legato affettivamente, Lotito calmerebbe un po’ gli animi e forse venderebbe qualche biglietto. Tutti speriamo nell’arrivo, anzi, nel ritorno del nostro Sinisa e ci auguriamo di intonargli presto “Tira la bomba”, ma d’altro canto lo amiamo troppo per augurargli la nostra dirigenza, perché meriterebbe molto di più che un mercato assente, giocatori precari, infortunati senza sostituzioni e difensori da Lega Pro.

Conoscendo anche il carattere focoso del tecnico serbo, la mia paura è che la panchina durerebbe da Natale a Santo Stefano, ma può anche darsi che proprio uno come Miha possa dare una svegliata alla dirigenza facendo la voce grossa e pretendendo di tornare a volare alto.

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