Spesso dimentichiamo questa Lazio e la critichiamo, perchè il pareggio al Dall’Ara no, non fa classifica, ma se c’è una cosa che parlando di Bologna non è stata nominata spesso come avrebbe dovuto, è la grinta che questi ragazzi hanno mostrato in campo non accettando la sconfitta.

Due reti a zero? No, la Lazio non c’è stata ed ha rincorso quel punto utile forse non per la posizione, ma per il morale. Quei ragazzi che ci hanno messo l’anima, perchè tutto gli si può dire ma non che non c’hanno messo il cuore, lo stesso cuore festeggiato a Milano ed a Firenze che non può essere considerato un “dettaglio”. Sfiorato il terzo gol, quello che avrebbe scritto una vittoria memorabile, c’è solo da dire che mancò la fortuna, ma non l’orgoglio. E se c’è stata qualche pecca, ogni tanto dovremmo imparare a trascurarla quando prima del “peccare” dovrebbe essere sottolineato il “tentare”.

I difettucci di questa rosa sono noti a tutti ed i colpevoli anche, la dirigenza con le sue mancanze è un ritornello cantato per anni, ma ora basta di parlare solo di chi non ci accontenta: questa è la Lazio delle grandi imprese come il Franchi, delle belle speranze, ma soprattutto dei bei laziali. E quando parlo di questa “grande bellezza”, non posso non nominare lui, il giocatore dei record, quello con la carta di identità che col calcio forse non va tanto d’accordo ma lo spirito, quello è un’altra cosa: Miro Klose. Entrato in campo al Dall’Ara ha cambiato l’intero volto del match perchè “vecchio” lo potete dire ad un altro. Il nostro numero 11 è quello che più si allontana dal pensionato che gli sfottò, i giornali a volte, vedevano già in pantofole.

Parlo di “bellezza” quando parlo di capitan Lucas Biglia e quella fascia della discordia che messa al braccio dà più pesantezza perchè non ti fa perdonare tante cose, perchè quel valore sul mercato esige il “top”, sempre. E lui è il “top”, è quel regista imprescindibile che ti blinda il centrocampo, quel principito che fa venir l’acquolina in bocca a tutti gli altri club nostrani e non. Parlo di “bellezza” ancora se parlo del ritorno in campo di Senad Lulic perchè lui no, non può passare inosservato e ti salva sempre dal collasso: come fu contro il Napoli, come è stato al Dall’Ara e come sempre sarà quel 26 maggio eterno. Perchè “c’è ricrescita, ma non c’è rivincita” e ricordiamola questa frase in risposta alle prese in giro, parole in bocca ad uno che forse sì sarebbe voluto andar via, ma che parla e gioca da vero laziale. E parlo ancora di “bello” quando nomino Keita che ti ha fatto innamorare dalla prima volta che lo hai visto in campo, perchè altrimenti non sarebbe potuto essere.

Quello sbarbatello che a volte sembra un pò arrogante, ma che di talento non ne ha da invidiare certo a nessuno. E parlo del capitano morale Sant’Antonio (così ribattezzato da Guido De Angeslis), che macina chilometri in mezzo al campo , anche quando tutto è andato perduto e ti fa pensare : ” ma non si stanca mai?”. E parlo anche di Matri che bello non lo è solo esteticamente, ma è ancor più bello quando in modo umile ha iniziato a federe in quella nostra maglia e parlo anche di Mauricio, cinghialone che però ha un cuore ‘oro e che se forse ha un difetto, è quello di interpretare troppo alla lettera la parola “difendere”. Parlo infine di “bellezza” se parlo di Stefano Pioli, quel signore che non sbraita mai e che ha sempre scelto il campo ai proclama, quello stesso Mister che l’anno scorso si guadagnò il paragone onorevole quanto pesante, alla Lazio di Sven Goran Eriksson.

Perchè spesso dimientichiamo tutto questo e ci concentriamo su quel pareggio amaro col Carpi, con quella sconfitta troppo pesante al San Paolo o al Bentegodi, quell’essere stati buttati fuori dalla Champions, ma signori e signore, se posso dire la mia dico che non saremo nè primi nè secondi questo è vero, ma quei ragazzi ci stanno mettendo il cuore!

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