Mentre la Juventus sembra voler fare la remuntada Champions, fino a poco tempo fa ricordiamola a braccetto col Carpi in fondo alla classifica, la Lazio fa il percorso inverso e dalle stelle del posto alto in campionato, cade nelle stalle.

Pareggiare in casa con un Palermo che non se la passa proprio bene nel post-Dybala, è il segnale di profonda crisi che sembra non alleggerirsi mai nei pressi di Formello. Qualcosa non funziona e nel campo si percepisce quel retrogusto amaro della “fu Lazio era Ballardini” e proprio Ballardini, ora al Palermo, ci mette lo zampino. Cosa succede in casa biancoceleste? Stefano Pioli sembra in confusione e ricorda il triste periodo di Vladimir Petkovic, allenatore nel pallone che perse la bussola e la panchina. Parlando degli “allenatori persi”, parliamo di proprio di Davide Ballardini, che vicino o lontano, sarà sempre una rovina per la Lazio:

L’ERA BALLARDINI E LA LAZIO TOCCO’ IL FONDO- La Lazio era virtualmente in Serie B: questo lo scenario che accompagnava la panchina di Davide Ballardini, ma il suo condottiero, colui che escluse Pandev e Ledesma per una dicutibilissima scelta tecnica, colui che chiese rinforzi e poi si lamentò di quanto fosse difficile gestire una rosa di 30 elementi, quella panchina scomoda, bollente e contestata non voleva proprio lasciarla. Il vuoto non si colma col vuoto, altrimenti ancora di più spalanca le fauci; la Lazio era caduta. Eppure, incredibilemente, fu proprio quella Lazio a strappare la Supercoppa a Pechino all’Inter dello special numbre One Mou, la squadra da Triplete. Le Coppe si sa’ sono bugiarde e quel risultato menzognero diede ragione ai biancocelesti. LE

CONTINUE BEFFE DI BALLARDINI- La Lazio e Ballardini non vanno per nulla d’accordo anche a distanza ed il tecnico di Ravenna butta giù i biancocelesti anche seduto su altre panchine. Amarcord dei tre tiri gobbi che ha tirato il tecnico di Ravenna ai capitolini : Cagliari Lazio 1-0, al 73′ esimo minuto sapete chi giustiziò la Lazio? Come accadde con la Juve nella finale di Coppa Italia quest’anno, arrivato dalla panchina al calar del match, andò a segno Alessandro Matri. Da boia dei biancocelesti a punta laziale; svegliati Matri, svegliati adesso, segna anche con la lazio e non solo contro! All’ultimo respiro il grifone si portò via tre punti sofferti. Sotto di due reti i biancocelesti conquistarono il pareggio, ma non bastò e Rigoni durante la ripresa con un colpo di testa, chiamiamolo così per non essere volgari, beffò Marchetti. L’ultimo tiro gobbo di Ballardini, la Lazio lo ha subito domenica nella sfida casalinga col Palermo ed il pareggio amaro grida vendetta.

Cadere violentemente capita anche alle giganti, basta vedere il Real Madrid che in due partite ha subito sette reti; sabato il Barcellona ha calato il poker nel Clasico e lo squadrone di Ronaldo, ormai ombra di quel che fu fino a poco tempo fa, sembrava allenato anch’esso da Ballardini invece che da Benitez! La Laziodi adesso ricorda tristemente quell’incubo passato 5 anni fa, quel pericolo retrocessione scampato per poco. Aria di cambiamenti sì, ma da dove dovrebbero iniziare questi? Forse prima di guardare la panchina si dovrebbe guardare la rosa, ormai svogliata e che sembra trascinarsi in campo per inerzia. Che sia ora di smettere di provare a blindare chi vuole andar via e prendere invece chi ha la giusta motivazione?

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