Grande festa allo Stadio Olimpico di Roma in occasione della sfida casalinga contro i norvegesi del Rosenborg: la Lazio stravince, ma sotto il segno dell’Aquila qualcosina ancora stona.

Quando si vince si pensa solo ai lati positivi, eppure cercando il pelo nell’uovo, troviamo nella formazione di Stefano Pioli ancora sanguinante per i duri colpi inferti dagli infortuni, qualche pecca di troppo soprattutto nella retroguardia vedova bianca del suo Stefan De Vrji. Tra alti e bassi andiamo a vedere cosa girava bene in campo e cosa le ha fatte girare tra spalti e poltrone: Up & Down biancocelesti

DOWN

Freccia vertiginosamente puntata verso il basso per Mauricio che fa conquistare il rigore ai norvegesi con un fallo da cartellino rosso diretto. C’è chi colleziona conchiglie, farfalle o francobolli e lui è più originale: colleziona rossi! Vi lamentavate del fu Lorik Cana?!

Pollice in basso per la difesa che fa acqua da tutte le parti e Santiago Gentiletti che la passata stagione, pur con un minutaggio molto contenuto, aveva sorpreso positivamente ma quest’anno non sembra essere all’altezza. Konko qualche sventagliata per allontanare l’attacco avversario ce l’ha regalata sì, ma il più delle volte è inconsistente. Il reparto difensivo va assolutamente “riattoppato”.

UP

Sempre più su il capitano morale Antonio Candreva e non solo per il rigore segnato su rimpallo: il passaggio che ha favorito il gol di Alessandro Matri, è stato da vero numero 10, da manuale!

Avendolo nominato, parliamo del numero 17 ultimo arrivo a Formello: Mitra Matri. Arrivò in quel di Fiumicino in silenzio ed in un momento per la Lazio non positivo. I supporters un po’ avevvano storto il naso perchè aspettavano una punta di livelli alti paragonabile a Miro Klose, eppure Matri è vero che non è Higuain, ma su di lui una cosa la possiamo dire; ha occhio per la porta e sa sfruttare bene le giocate. Non sarà un bomber da pallone d’oro, ma un assist servito sul suo piede ha moltissime probabilità di essere un gol fatto.

Pollice verso l’alto per Stefano Mauri e Danilo Cataldi per l’intesa crescente durante il match. Felipe Anderson non ha bisogno di parole, anche se ce ne sarebbero all’infinito, perciò diciamo solo una cosa: bravo campione!

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