ROMA – «Lotito era definito come un personaggio folcloristico. Oggi è un personaggio che ha un estremo potere e tanto potere in mano ad una sola persona è pericoloso, si rischia di finire nel vuoto». Così l’ad della Juventus, Beppe Marotta, ospite di Stadio Sprint su RaiSport, a proposito dell’attivismo del presidente Lazio e consigliere federale.

«Marotta? A me interessa quello che dice Agnelli che è il presidente e rappresenta la proprietà. Marotta è un a.d. e si occupa di gestione. Le linee politiche le traccia il presidente». Così Claudio Lotito, a Stadio Sprint, replica al dirigente bianconero che aveva lamentato il rischio di «troppo potere in mano a una persona sola». «Non si tratta di replicare – risponde il presidente della Lazio e consigliere federale, ospite di Enrico Varriale su Rai2 – Io mi attengo ai deliberati dell’assemblea dove è stato approvato un programma condiviso e all’ unanimità, compreso la Juve e Marotta dovrebbe ricordarlo. La multiproprietà (uno dei nodi di discussione, ndr) ha un senso, mentre avere le seconde squadre sarebbe una limitazione per alcuni territori dove il calcio rappresenta anche un volando di crescita sociale». «Quella di Marotta è una sua posizione – ha aggiunto Lotito – Noi viviamo in un sistema democratico e finchè ci sarà bisogna prenderne atto. Sulla multiproprietà vorrei solo chiarire che valorizza i vivai, tutela la vocazione e garantisce la crescita dei territori, altrimenti si finirebbe con l’avere due Juventus, due Milan, due Inter mentre e altri territori senza. Non a caso, conclude Lotito, in altri paesi le stanno eliminando». 

Lotito ha poi proseguito a Mediaset Premium: «Il dottor Marotta, non so neanche se sia dottore ha un ruolo anche nelle istituzioni perché è vice presidente del Settore Tecnico e non mi sembra che ad oggi ci siano state delle grandi novità, da quando lui gestisce il Settore Tecnico. Ma al di là di questo, a me dispiace che ogni volta vengano valutate le cose in termini personalistici: quando uno parla di potere – sottolinea – significa che non ha a mente l’interesse collettivo. Noi lavoriamo solo per l’interesse collettivo, non per posizioni personali: il calcio è un bene di tutti e va rivalutato in termini di efficienza. Se la mia azione viene indicata come posizione che vuole affermare fermamente i valori della sport, allora ben venga. E lo farò indipendentemente dai ruoli, a me non servono i gradi».

fonte:corrieredellosport.it

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